sabato 25 marzo 2006

I Racconti di Petrus: IL DRAMMA DELL'IDENTITA'


PROLOGO

La sua casa era ancora immersa nel buio, le sette, forse le otto del mat­tino ma su ogni cosa regnava ancora padrone il silenzio.
Carla, vent'anni, due esili gambe, un corpo perfetto, amava dormire fino a tardi per lasciarsi trasportare da sogni dolcissimi. Aveva scelto quella che forse sarebbe stata la via più facile per di­ventare famosa:mostrare i suoi splendidi occhi di un verde irreale,il suo sorriso ingenuo,le sue tumide labbra. Il suo futuro era l'obiettivo di una macchina fotografica, l'artificiosità di una carriera da fotomodella. Già da bambina amava truccarsi e curare il suo abbigliamento, poi con gli anni ha sempre continuato ad ammirarsi, a vivere del suo stesso corpo ,a cercare giorno dopo giorno di migliorare il suo aspetto. Ha sempre conti­nuato a credere in se stessa, completati gli studi fu assunta come segreta­ria da un vecchio avvocato ma dopo un po' di tempo tracciò il suo avvenire: serate in discoteca, obiettivi puntati addosso, sguardi ambigui su di lei. La sua vita era sterilmente felice, l'essere soggiaceva completamente all' apparire, neanche più la fantasia aveva valore ma il viaggio era iniziato e non si sarebbe mai più fermata (anche se...).
Dalla sua memoria era già stata cancellata parte della sua adolescenza,for­se tutta,aveva dimenticato le sue amiche,il suo ragazzo ed addirittura da quasi un mese non aveva più notizie dei suoi genitori.
La tua bellezza è odio
sospetto di un amante
certezza di un'illusione.
Un rivolo di luce pervase, solo un tenuo riflesso si sparse sulla sua fronte. Le undici. In fretta indossò una tuta e fu subito pronta a scendere di casa per iniziare a correre. Alle mezza era nuovamente nella sua stanza, un colpo di telefono al suo fotografo, poi le stoviglie non ancora lavate dalla sera precedente, il tonno in scatola, un goccio di vino che allunga la vita per quanto ce ne sia bisogno.
I tuoi occhi brillano adesso
il tuo futuro è più chiaro
la tua strada l'ha segnata il tempo
le ore scolpiscono il tuo viaggio
ogni sentiero è sicuro
ma non è la luna ad illuminare la notte
aspettami, non mi dimenticare.
"Alza la testa, su sorridi, fantastica, fantastica, ancora un'altra, Carla". Ancora un'altra e Carla orgogliosa si voltava indietro, sorrideva, danza­va, si spogliava. Ancora un'altra e Carla era stesa su un letto,orfana della sua identità,non c'era più niente in lei,solo una foto da pubbli­care ed una bellezza da conservare impura ma intatta.
Cerca un
Aulico sogno che ti
Ristori non
Levare in cielo un grido di terrore
Ami il denaro ma sei sempre più sola.

Ormai era l'ora di tornare a casa, di dimenticare i flash e i miraggi e dormire per poi risvegliarsi travolta dai penetranti raggi di una primavera in fiore.

1° Movimento.
INCONTRO

Un giorno ti avrò
il tuo ricordo mi assale
ho avuto sempre e solo te, la memoria mi accoltella
e cerco un'altra donna,
il nostro tempo si rialzerà dalla polvere e da allora
di nuovo noi.

Quei versi sembravano lame taglienti che la inseguivano in ogni stanza per colpirla e farla soffrire, quella grafia minuta la conosceva da tempo ma mai avrebbe pensato che sarebbe diventata il suo tormento ed era spaventata da un’ombra covata nella sua intimità.
A risvegliarla dall'incubo uno squillo di telefono: "Senti Carla-esordì una voce rauca- ho assoluto bisogno di vederti".
I1 suo incubo adesso era diventato una voce e terroriz­zata interruppe la "conversazione". Ma squilli di frequenza regolare imperversavano come pioggia battente ed esausta rese muto quel dannato telefono e rimase assorta nel silenzio.
ore 16.00
Bussano alla porta.
Due occhi celesti negli occhi di Carla.
Istanti di angoscia, stupore.

Ingresso e dialogo
Tre volte lacrime.

"Non sono venuto qui per sapere se ti manco, iniziò lui, mentre i ricordi lampeggiavano impazziti nelle loro menti, ma voglio solo dirti che ti stai uccidendo". Un brivido...poi di nuovo lui. “Ormai non hai più desideri e neanche più una vita; ti bastava che io ti sorridessi per stare bene ma adesso il tuo unico amante è uno specchio, sei schiava di te stessa." Ancora un brivido... anco­ra lui: "Non ti è rimasto niente e della tua bellezza hai solo l'illusio­ne che sia eterna ma quando appassirà?". Aveva finito di parlare e si aspettava che Carla provasse a difendersi ma i suoi gesti erano spaventati e inerte si fece condurre davanti ad uno specchio.
Finalmente Carla trovò la forza di parlare(come se lo specchio riuscisse
a darle fiducia):"Smettila sei solo geloso,le ferite che porti sul
petto ti fanno ancora male e cerchi di rendermi partecipe del tuo dolo­
re ma io adesso ho una nuova vita e tanti nuovi amici"
"Quali amici?Quelli che ti scattano foto o quelli che ti portano a letto? Scusami ognuno fa entrambe le cose"
E anche se fosse?Tu non fai più parte della mia vita ed adesso finalmente sono libera."
"Si libera di odiarti, libera di farti del male, libera di non accorgerti di soffrire."
“La mia unica sofferenza è sentirti parlare, mi stai annoiando, è meglio che te ne vada”.
Ma era ancora lì,fermo a guardarla e dal silenzio emerse la sua dolcissima voce:
Ti prende, ti possiede, ti assale,
sfinito ti lascia perdere,
travaglia le notti
e penetra corazze,
entra nel tempo
e con esso distrugge le ore,
questo è amore
e la sagra delle tentazioni.
E’ questo che vuoi? Ricordare? Ed allora fallo,rovista nei cassetti e forse troverai un mio rossetto."
"Sei diventata stupidissima, neanche più le mie poesie riescono a farti riflettere?"
"Non voglio pensare a niente,voglio solo rimanere sola e non vederti più , capito?"
"Non capisci niente!"
"Chi è nel torto inizia ad offendere"
"Per offenderti basterebbe ricordare che fino a dieci anni fa avevi persino paura di uscire di casa e solo quando entrai nella tua vita, trovasti il coraggio di conoscere il mondo."
“Ero solo una bambina."
“ La verità è che avevi paura, proprio come adesso che ti ho vomitato addosso la realtà”.
Non sarebbe servito a niente parlare, era come quando litigavano e per giorni si rifiutava di parlargli finchè piangente ritornava da lui e lo abbracciava forte.

2° Movimento.
La verità nel pianto

Era sulla sedia, immobile davanti a tre o forse quattro specchi (non ne avrebbe mai ricordato il numero preciso) che la circondavano.
La aveva legata a quella sedia ed aveva lasciato il suo splendido corpo a marcire al buio. Carla pensava di essere vittima di un inutile e banale scherzo(la corda da cui era legata gli specchi,quello strano odore prove­niente dalla cucina)ma dopo un'ora la sua stanza era ancora trafitta dalla luce del crepuscolo frapposta al forte bagliore di una lampada al neon posta sopra gli specchi angoscianti. Carla iniziò a capire che non si trattava di uno scherzo,avrebbe voluto gridare ma era stordita dal perpetuo ripetersi della sua bellezza.
Dormì,solo poche ore per riposare,ma al risveglio..
"Aiuto che cos'è?Cosa?". Un mostro camminava davanti a lei, ma era immobile e fasullo, aveva due occhi verdi e capelli lunghissimi, non riusciva a capire cosa volesse ma era sicura che l'avrebbe torturata per tutto il suo"viaggio.
"Ho paura. "Il viso sanguina mi fa tanto male questo livido,non ricordo di essere cadu­ta,tutti soffrono,quella bambina che si affacciava dal molo ed invocava suo padre non corre più,è diventata una donna,ha tanti amici,tanti amanti,una vera donna non ha bisogno di un padre che la rimproveri,di una madre che le dia consigli,una vera donna vuole essere libera."
"Roberto!!Papàààààà"
Passi alle spalle ma in casa non c'era nessuno.
(estate 73) "Spinga,spinga,un ultimo sforzo ed anche questi occhi vedranno il mondo. E' nata,è bellissima."
Ma sarà stato veramente così? Oppure.
“Si muova ho un'altra paziente alla quale provvedere, non possiamo perdere tutto questo tempo solo per lei,ecco­la qui,Rina prendila in braccio e portala dalla madre ed invitala ad anda­re subito nella sua stanza,io intanto corro dalla signora Fumagalli, mi rag­giunga al più presto."
Il vento bussava alle sue finestre, l'unica coperta che aveva addosso era troppo leggera per coprirla ma ciò nonostante la opprimeva,la luce sembra­va aliena a quel mondo che aveva costruito senza neanche volerlo,all'improv­viso,come una tempesta estiva che irrompe nel cielo sereno e dopo un pò la­scia solo l'arcobaleno ad alimentare il suo ricordo.
Il suo viso stava perdendo colore,i suoi occhi si stavano spegnendo,avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma da per tutto vedeva guerrieri dalle spade dorate rincorrere donne sole,da per tutto sgorgavano lacrime. Carla rabbrividì,ogni minimo pensiero sembrava essere inutile,era come se anche le ultime forze stessero cedendo si stava lasciando andare.In fondo quando si è soli è più facile soccombore che combattere e Carla aveva il
solo desiderio di uscire incolume dal suo incubo ma ogni minuto che passava rendeva più aspra e remota la strada della libertà."Io cercavo una strada più sicura,cercavo un uomo,cercavo un amico,poi incontrai quel mondo fatato il mondo che ogni ragazza sogna ci entrai,ma adesso soffro e rivelo a questo specchio le mie angosce,mi sento inutile,confessare all'immotezza di questi oggetti le mie ansie è veramente assurdo,neanche nelle favole riuscirei ad essere credibile, sarei anche li un fantoccio preso e sbattuto dovunque ce ne fosse bisogno,un fantoccio pronto a soffrire nella speranza che il dena­ro lenisca il dolore."Alla mia morte cosa resterà di me?" I raggi del sole stavano insistendo sui vetri delle finestre,volevano ridare luce alla tetra casa di Carla ma lei era assente,era ancora persa nei suoi pensieri:"Ma sono donna,ho una mia identità,nessuna gelosia annienterà la mia bellezza,distruggerà le mie speranze,non sarò mai succube delle sue mi­nacce,non gliela darò vinta,al più presto vedrà che la più forte sono io, ho paura!!!!!!!!"
Dalla cucina provenivano dei rumori, Carla scorse il riflesso di un'ombra, una persona si aggirava nella sua casa ma lei non aveva il coraggio di chie­dere chi fosse e cosa volesse, stava soggiacendo ad una realtà che di vero non aveva niente,c'era solo una ragazza e le sue sofferenze a rendere quo­tidiano il suo dramma.
Come gli occhi silenti anche i rumori si spensero, era di nuovo notte o alme­no alla sua mente sembrava inutile pensare al sole, era meglio dormire e sperare che al risveglio la sua vita sarebbe tornata regolare.

Terzo movimento.
Ritorno alla vita

Fuori pioveva, la primavera sembrava essersi smarrita in quella fredda mat­tina di fine aprile,il vento bussava alle sue finestre ed invadente svegliò Carla dal suo lungo sonno. Tutto era rimasto uguale alla notte precedente, gli incomprensibili quadri appesi alla parete alla destra di Carla,il diva­no in pelle che,così circondata dagli specchi,non riusciva a scorgere,le rose da tempo appassite,i suoi pensieri sconnessi: "E tu dicevi: Alla gente non importa niente della mia vita/ se sono stanco,se sono solo/Sto piangendo ma nessuno lo sa/ nessuno mi conosce.. .ed anch'io fottuta egoista ti ho ab­bandonato, ti senti perso quando anche la persona a te più cara ti volta le spalle,ti fa pesare un piccolo errore,preme con forza nella tua ferita ed esamine ti lascia da solo,ed io col vento d'estate me ne andai e ti lasciai solo,Francesco perdonami!!!Non sono degna delle tue attenzioni,del tuo sin­cero e profondo amore,sono..."
"Voglio vivere però: non telefonare, non uscire con Marco,dovresti indossare il maglione di lana,questa sera restiamo a casa e vediamo insieme il docu­mentario sulla rivoluzione Cilena,ti odio!!"
Anche il vento si era posato dolcemente ed aveva lasciato la città nel più profondo silenzio,tutti muti,tutti assorti,anche la natura sembrava assiste­re inerme alla sofferenza di Carla, l'intera UMANITA'sembrava ridesse di lei, non potè far altro che ricordare: "Guardavo il fiume che lentamente si gon­fiava d'acqua,ero assorta nel sentire la pioggia riempire la città.
Affianco a me non c'era nessuno,non potrò mai dimenticare. Alle spalle improv­visamente sentii delle voci,venivano verso di me ma non volsi lo sguardo indietro, la gente è talmente piena di sè che nessun volto può dare amore, c'è solo ínvidia, gelosia ed io preferii guardare gli alberi, la riva incal­zata dall'acqua. All'improvviso sentii una mano sulla mia spalla, un tremore pervase tutto il mio corpo,mi invitarono ad andare con loro,iniziarono a parlarmi di morte,di spirito riecheggiato nel tempo,di notti insonni,di sal­ti nel vuoto.La loro stanza era buia e spoglia,avvolta ormai da una densa nube di fumo,da per tutto si respirava l'odore dell'alcool,ogni tratto di parete era occupato da manifesti, da policromatiche scritte inneggianti alla libertà. Non dimenticherò mai Antonio, il suo sguardo sereno nascondeva qual­cosa di più forte di una semplice anima persa nello sconforto della gente, pronunciò poche parole ma sempre lucide e pronte ad entrare indelebili nel mio cuore.
Cos'è il dolore,cos'è la morte,cosa la vita?
Tutti tacevano,lui mi prese per mano,un calore immenso mi attraversò,mi riportò al fiume,era notte fonda ormai ed anche la pioggia aveva deciso di tacere. Nessuna parola potrà mai cancellare quel silenzio.
A piene mani raccolse un sasso e lo scaraventò nell'acqua,inutile sprofon­dò senza mai più riemergere, poi raccolse un ramo,anch'esso finì nell'acqua ma galleggiò strafottente ed imperioso nella sua inconsistenza, era la nostra vita, il coraggio di sentirsi forti anche quando la debolezza sembra sopraf­farti,solo adesso l'ho capito, forse solo adesso mi rendo conto di cosa si­gnificasse quel bacio,le sue mani sulla mia pelle, il suo ADDIO.
"Poi te ne parlai, tu mi scambiasti per pazza,mi rimproverasti per aver be­vuto,non mi desti risposta,a cosa sei servito, cosa mi hai dato?"

Sentì la porta aprirsi lentamente, il suo film stava per giungere a lieta conclusione, lo vide avvicinarsi, posare dolcemente le sue labbra sulla sua fronte ma subito dopo si pentì,sciolse le corde e scappò via,
Carla era li­bera.

Chiusura

Tutto è finito. Un libro chiuso sulla scrivania, un portacenere pieno di
sigarette, un querulo lamento in questa mattina di primavera. Carla sta ri­cordando quei momenti,le sembra di vedere tutta la sua vita scorgere velo­cemente ma non come se fosse in un film, è qualcosa di più complesso,è co­me se la sua paura,o un'entità più grande,vigilasse sui suoi ricordi,fos­se costante spettatrice,e talvolta protagonista,della sua vita.
Carla non può far altro che guardarsi intorno, inerme osserva un altro gior­no morire, come le notti precedenti anche questa la trascorrerà insonne, giurando di ritornare a lavorare, di non pensare più a niente, di non pensare più a Francesco ed invece dopo un pò di tempo scopre il cielo di nuovo squarciato dai raggi del sole, sono passate otto, nove ore ma lei ha ancora davanti a i suoi occhi gli spietati specchi che riflettevano il suo volto, nervosamente si rigira nel letto e grida il suo nome ma non capisce se lo fa per disprezzo oppure per sentire al suo fianco la presenza di un uomo, un uomo che le ha dato dolore ma che nel suo cuore prova ancora un for­tissimo amore.
Scende dal letto
Adesso pensa che tutto debba finire, uno squillo e poi.."Grazie papà... TI VOGLIO BENE!!!!"
Epilogo esplicativo
Io stesso spesse volte mi sono chiesto chi fosse Francesco ed ho scoperto che ha 45 anni e che dieci anni prima “dell’avventura degli specchi" sposò Roberta, vedova di Filippo, vero padre di Carla. Da quel giorno le loro vite si incrociarono in un perfetto connubio di odio ed amore. Cinque anni dopo il loro matrimonio si interruppe bruscamente, Roberta scap­pò via con un ricco industriale e da allora solo Francesco si occupò di Carla, finché in una calda estate la portò via.
Del resto è ormai inutile parlare: Carla sinceramente ti vorrei conoscere.
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