venerdì 24 marzo 2006

I RACCONTI DI PETRUS: "ENO"



PRIMA VOLTA
Ci conoscemmo in agosto, l'aria era immobile, l'arsura vivida in qualsiasi punto della città, il lungo viale alberato giaceva impercettibile sotto i raggi del sole che alteravano le forme; ingurgitavo polvere.
Bagliori tracciavano sfumature nel silenzio disorientante della stagione. Certo non attendevo volti da rubare, ero stregato, propriamente caduto in un incosciente tremore di estasi, in un luogo mai apparso come in quei GIORNI
Tutto rifuggiva alle mie certezze precostituite.
"Sei di qui?"
Sei di qui! In una mattina arsa di agosto ....
Cosa ci farei`? Qui!
Un turista? Un incolto turista confuso nelle ingerenze di una città che fu capitale.
Non posso che appartenere a questa gente, essere scia dell'odore alacre del grano, nello scirocco che investe le strade della mediocrità delle case, piccoli abituri carichi di altri respiri, stentati uomini come me, non ricattai il padre e la madre.
Ma non siamo i soli.


INSIDIO’ IL MIO PRESUNTO POTERE
Nonostante quell'insensato approccio, iniziammo a frequentarci, vociferando parchi, lungo le strade segmentate; è irrespirabile l'afa, tagliente, inquietante. Avevamo sempre lo stesso modo di procedere, lui davanti a me ed io come se mi affannassi costantemente a rincorrere.
GELO: gli ottocenteschi palazzi, stretti intorno alla "mia" piazza, IMPROVVISAMENTE DISTANTI, ma per anni ne accusai il fascino, le volte della chiesa a proteggermi dal clangore dei ritardi, a rigenerare nella ressa degli albanesi, uomini per ore stipati, come carne da macello, in tuguri di latta e il mare storpio di notte, visi endemici nello stordimento affratellante, e poi finalmente la libertà: uomini stipati, come carne marcita, in tende e containers freddi, irreali, la sete ne amplificava la solitudine.
Forse un giorno, tornare
"Mó, mò, tenete la susta, signò", non potevo dargli torto, ma ridevano, ridevano bambini in un campo di sudore, mentre io "Eno" nell'inquietudine di giorni qualunque; ciò che creai non era la verità.
La mosca è attanagliata dal pregiudizio
Omar mi ripeteva che i luoghi sono pura ricerca di appagamento, si percorrono determinate strade per rimandarsi all'infanzia, ci spingemmo giù fino all'arco Contini. Rimasi a lungo a fissare una finestra, inventai le stanze, l'odore di orzo perlato, voci .. d'intorno era deserto, si intravedeva un pezzo di cielo,
minimo, come tanti altri, in decadenza, era sempre estate Baleni di caldo
precipitavano sul tufo in abbandono, c'è ancora speranza; che le case che gli uomini.......... RISORGANO.
Omar sognava, non chiedeva clemenza o fama, non classificava gli altri; "Non esistono categorie stabili e gerarchizzate, pesa ogni pulsione umana, le impercettibili differenze", ripeteva di rimando da uno dei suoi libri preziosi".

IN CATTEDRALE E NEI SUOI DINTORNI
"Madre del cielo, Madre riportami mio figlio, proteggici o Beata", un po' sorridevo di quelle donne, a volte mi rasserenavano e sorridevo di me stesso, io RACCOLTO IN PREGHIERA!
Istintivamente mi soffermavo su quella Madonna negata agli sguardi umani, ritornavo alla premonizione: "Non sarete mai più soli", la vita! Vita brulicante in strade ricurve dirette al pantano.
"E' questa la forza di questa città", sussurrai ad Omar strisciato alle mie spalle, "riversarsi in strada a venerare un volto solo immaginato, invocarlo, credere nella sua presenza, non profilarsi colori, lineamenti, credere, credere a dei veli demiurghi di forze, con abnegazione".
"Credere", mi rispose, "credere è avere parte della vita in salvo, protetta, significante, comunque scusami il ritardo, ma sai, il traffico".
"Non ti preoccupare", il traffico il dieci agosto? Solo un piano glabro ed inclinato, ma conoscevo l'imbarazzo nel confessare il lavoro nei campi. Uscendo dal Duomo mi riassalì l'emozione, raccolsi a pieni sguardi le movenze architettoniche, i fregi vagamente boriosi," Ut videat et videahir", e giunsi all'essenziale, superba piazza barocca alle nostre spalle. Omar ruppe il silenzio: " Il tuo volto impazza nel rossore.''
"E' solo il caldo, questa insostenibile afa", temevo la profondità delle sue riflessioni.
Insisteva: "Secondo me c'è dell'altro, sei coinvolto patologicamente", "Patologicamente?"
"Con il cuore."
"Certo!", non lo corressi, i rari stravolgimenti di significato erano le uniche licenze a una lingua completamente sua, era umano! Non accettava discorsi non conclusi: "Sei attratto da queste strade, dall'odore che solo chi ama può sentire."
"Sono bruciato dal sole", dovevo pur difendermi, "niente altro.' `Tu .......... Ami queste pietre più degli uomini.`
Nudità
"Sveli in questo intrecciarsii di vicoli e cortili una forza, un dare estraneo all'uomo, il fascino dell'immoto e il silenzio, quel silenzio che troppe volte è ignoranza, ottusa o spaventata omertà, qui è MOVIMENTO, forme si legano a forme, illuminano."
Le sue intuizioni e il lessico, inconsueto anche per molti italiani (forse la laurea in un paese straniero è vera intellettuale conquista), mi relegarono in disparte, inoffensivo. "Sei coinvolto come me quando torno alla mia terra, alzo le braccia, respiro, non cerco, amo, mi limito ad amare, in una ostinata difesa perché quella contemplazione sia solo mia."
"Basta", irruppi frastornato," è insostenibile che voi altri dobbiate cercare in ogni gesto un retroterra, un osservare consapevole, mai distratto. Qui dell'arte nessuno se ne fotte, noi mangiamo, ci riuniamo sotto il Duomo, è vero, ma solo. per riempire le nostre avide bocche, cibo arabo, siciliano, barese; l'importante è appagarsi, e, ovviamente, partecipare. Devi farti vedere, essere drasticamente in forma, curare la tua aria insofferente come fosse un bel vestito." "Eno, non posso credere sia solo questo."
" Presto anche tu dirai che vorresti andare a vivere a Bologna, perché lì è tutta un'altra cosa'"
Ci salutammo con due schiaffi leggeri sul viso.

TESTIMONIANZA
Verso la metà del mese il caldo firmò una tregua e i nostri incontri si intensificarono sin dal mattino. Volle andare in chiesa, nei nostri templi, ascoltare ciò che resta della nostra religione.
Ci spingemmo "extra moenia" (nel rigore dell'annientamento), superate le cappelle, strisciammo lungo la parete destra, alzammo gli occhi: endiadi evocative di mistiche ascese, su tela, il rito era ampiamente iniziato.
Il predicatore era un'usuale mesta figura, ripeteva monodico il cerimoniale, la voce rauca inciampava nelle parole, in quarant'anni non aver assimilato quelle spicciole preghiere ! Si accese, improvvisamente, ci fissò. ``Le pecore possono dirsi tali solo perché nell'attaccamento d'amore, dimenticando il resto del mon­do, seguono quel pastore che è un tutt'uno con il Padre, con un abbandono che è l'immediatezza fisica e cieca dell'istinto. L'istinto", proseguendo con tono divulgativo, marginalizzando le voci esterne, "l'istinto è la fede, per credere bisogna amare, per caso signore voi amate filosofeggiando, annotando con furtivo cinismo ogni dono, pesando i baci e le carezze? No, care signore, voi amate impulsivamente, senza controllo, ma tra di noi, proprio qui, c'è chi osa osteggiare l'assolutezza dell'amore, in un ordine digradante di scherno, evoca un altro credo danzando intorno al fuoco, vestendo penne istrioniche, inneggiando al sole, alla pioggia", i bantu dell'ottocento? Il suo sguardo insisteva su di noi, "il Dio è uno, puro nel suo candore, una buona volta interrompiamo questi processi, aiutiamolo a scendere definitivamente dal Golgota, uniamoci attorno alla sua beatitudine; l'uomo ha un dio o è dio in quanto tale? Il dio è solo quello che amate? Queste sono le loro domande, vi oltraggiano, così inginocchiati, umili che rubano il lavoro ai vostri figli", la panca, scabra intensificava l'imbarazzo, le gambe, l'esiguità dello spazio e della mente altrui, la vista divergeva dal circostante, annichiliva le percezioni fisiche, il cielo al suolo, desertificato sin dentro le radici, l'azzurro schiacciato dai nostri movimenti, un uomo provava a sorridermi, ma le ferite lampeggiavano emanando ululatii fino allora sommessi, scosse il capo come se sonagli lo affrancassero dalla quiete, invero solo silenzio, il calvario inconscio, mi rivolsi ad Ornar ipotizzandolo sconcertato.
Era sereno, impeccabile nella camicia azzurrina, sul braccio destro l'eroe inciso riverberava con prepotente vanità la ricca luce, il profumo, le mie gambe tremebonde, Omar immobile, certamente vivo, ogni tanto gli vibravano le dita, intanto il prete continuava a parlare: ``Io mi chiamo Antonio, tra di voi ci sarà una Rosa, Carmela, una Maria, nomi comprensibili, di pace, e loro? Abdul, Nabil, Nabil? Esprimono qualcosa? Non certo l'amore per il Signore, la riconoscenza alla Madre, l'invocazione dei Santi protettori, i nostri eroi hanno portato corone e indossato sai pervasi d'amore, non hanno le loro facce nostalgiche, lamentano solitudine, alienazione.... e allora tornatevene alle vostre case, ma li non hanno lavoro, i vostri figli invece."
Sono un vigliacco, dovrei difendere Omar, far tacere l'ignominia", imperversava: " Mi raccomando, però, non odiateli, l'indulgenza è nella nostra indole, sono uomini, ma il Signore stenterebbe a crederci, sentite: l'altro giorno in circolare uno di loro mi ha spinto selvaggiamente per occupare il posto, ho cercato di farmelo cedere, ma il suo sguardo era pieno di cattiveria e perversione, sicuramente era senza biglietto, mancano i soldi e intanto avete visto tutte le bottiglie di birra sparse nel piazzale qui dietro? I vostri figli rispettano questi abiti, loro invece si rifiutano di ascoltare, non capiscono che i miei sono rimproveri fraterni, anche voi provateli ad accoglierli nella vostra misericordiosa pietà", scappai trascinandomi dietro Omar. Lontani dalla chiesa lo investii:" Hai sentito che ha detto quello stronzo?
E tu immobile mentre affermava che voi altri sconvolgete l'ordine prestabilito, offendete, rubate, neri di merda!" "Ascolta" mi sussurrò, lo interruppi immediatamente: "Sii reale immediato, niente pattume retorico, altrimenti..." "Non credo di meritare le urla, comunque per accontentarti: quell'uomo è il nulla."
"Finalmente!"
"E' il nulla perché nulla di ciò che mi ha detto mi ha ferito; giunsi qui con pochi bagagli"
"La solita poesia dell'immigrato."
"Ambivo a conoscere Firenze", forse non mi aveva sentito, "le città barocche, le metropoli sconfinate e ricche, mi ritrovai solo, passeggiavo nell'atrio di una stazione abbandonata, mi abbruttivo nel grigiore rancido di quel paese ignoto a televisioni e libri d'arte, mi spegnevo nella volgarità di gente sola e tanti bianchi che si ingigantivano davanti a donne e amici, spendili per un panino, se li butti in sigarette o altro me li restituisci, non era amore, non mi odiavano comunque. Spregiare il parroco, sarebbe appiattire il pulsare contagioso, le difformità, allora perché non annullare il nostro io, loro li sprezziamo ricchi, altri sempliciotti borghesi, tu sei "Eno", anche noi siamo il nulla, costretti in un gioco; crediamo che la vita sia qualcosa, che nasconda un segreto e non c'è niente. Assolutamente niente."
L'immensa luna ci scoprì vicini, fui attratto dalle sue labbra, lievemente arginate dalle guance, mi allontanai, non dissi nulla.

CONFIDENZA
"Io avrei voluto amare, ho cercato per molto tempo una donna, ho trovato il vuoto, si presentavano solo occasioni da nascondere alla dignità, mi battevo per vivere lucidamente il dolore, ma l'amaro bruciava lancinante, a volte fa ancora male."
Omar trascinava le parole titubante, riprese:" Vivo l'amore dentro"
" Inizi con la tua prosaica malinconia? "
" Vivo l'amore dentro, se vuoi interrompermi fallo pure, ecco mia moglie, ecco mia madre." Guardavo con ripetitivo fervore le due fotografie, le sovrapposi, le capovolsi, ma i due volti erano identici. "Mio padre si improvvisò cacciatore per sopravvivere, la natura serba in sé un volto più feroce, non perdona, ed io da primogenito presi in mano la famiglia, sposaii mia madre."
"Cosa hai fatto?"
"Ho sposato la moglie di mio padre, mia madre, la mia matrigna." Perché?"
"Per fare una cosa diversa! Cosa pensi? Non chiudere gli occhi, percepiresti solo i colori visti in precedenza, non credere che esistano solo i comportamenti che ritieni istituzionalizzati, c'è dell'altro. Ho sposato mia madre per salvare l'unità del lignaggio, come lo definiscono i vostri dotti antropologi, la corporazione di quelle tribù dalle penne istrioniche e dal fisico indistruttibile, sin dalla nascita annusiamo la ritualità, luna dopo luna, forse a placare la miseria.
Non ho voglia di fare l'amore, mi parli di ricerca, di affinità, sono qui anche per questo, non devo fargli mancare niente, Pablo ha sempre sonno, calpesta sabbia correndo leggero, a volte mi manca la loro luce, devo costringermi all'amore, ma per fortuna sono qui, in fuga, ma non dissimulo, provo a sognare, affiorano solo i pochi volti cari, i luoghi vitali, sogno solo ciò che ebbi. Poco a dire il vero. Ma questo fu tracciato per me."
Il mondo dorme chiuso all'amore.

Ora
Io che per anni presunsi la mia diversità .
Quelle foto…..qui a portata di mano
ora che è lontano
AIUTAMI
devo strapparle.






















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