giovedì 29 ottobre 2009

Scusali Roberta

Nessuna remora nel rubare una lacrima, una parola, la stanchezza di un volto come ha fatto Alessandra Paolini ieri su Repubblica con la collega del Tg3, Roberta Serdoz, moglie di Piero Marrazzo che ha moderato ”a testa alta” il dibattito alla presentazione di “Valore D le donne al vertice” con i “tacchi alti tailleur pantalone nero, top verde come gli occhi” e il ”viso più stanco di come siamo abituati a vederla”. Di Roberta non una sola parola. E così i lettori di Repubblica hanno appreso che Roberta non ha avuto dubbi “ad accettare di condurre il dibattito e a tornare al suo lavoro”, che sul palco “si assesta la giacca nera, si sistema il top e giocherella col cuoricino che penzola giù dal braccialetto Tiffany”. Nella pagina accanto scopriamo che i suoi colleghi raccontano che è una donna follemente innamorata di Piero. È ancora così unita a lui che non se l’è sentita di lasciarlo”. Straordinaria invasione a piedi pari nell’animo e nel cuore di una donna. Un giornalismo privo di delicatezza che amalgama ciò che è politico e ciò che di politico non ha nulla.
Sandra Amurri-Il Fatto Quotidiano

martedì 27 ottobre 2009

Son due piccoli porcellin.

Sia chiaro che Piero Marrazzo non è colpevole di frequentare trans, come mister B non è colpevole di frequentare escort. Però, entrambi, sono colpevoli di non aver capito che la vita privata di un soggetto politico si deve configurare in immagine ed esempio, nonché, di separare, nella migliore tradizione della doppia morale di un paese cattolico come il nostro, i loro vizi privati dalle loro dichiarazioni pubbliche di fede nei sacri valori della famiglia e della moralità.
Detto questo le analogie finiscono. Marrazzo, com'è noto si dimette, costretto o meno, mentre Berlusconi fa un proclama al giorno per rivendicare che lui, l'eletto dal popolo, fa quello che vuole. Questa è la differenza!!!

lunedì 26 ottobre 2009

Bersani: niente è scontato


altroPier Luigi Bersani l’ha detto subito: “Farò il leader a modo mio”. Un monito contro qualcuno (D’Alema o Franceschini e Marino) o un segnale per marcare in positivo il rinnovamento e l’autonomia?

Il nuovo segretario parte dalla buona prova data dal popolo delle primarie Pd e non può “sciupare” questo capitale umano e politico, il cui peso e valore va ben oltre i confini di un singolo partito.

Perché in ballo non c’è solo la prospettiva del piddì chiamato a giocare l’ultima sua carta, dopo essersi mangiato tutti i jolly a disposizione. Qui adesso in palio c’è l’alternanza di governo, c’è il futuro dell’Italia, la stessa democrazia di un Paese vicino al collasso, non solo economico.

Il forte dato delle primarie (arzigogolate e non toccasana ma comunque significative) confermano che gli iscritti del Pd (vale anche per altri partiti?) non sono dei “marziani”.

E soprattutto c’è una forte domanda di partecipazione “diretta” da parte dei cittadini che non si rassegnano a delegare a nessun “padre/padrone”, né tanto a meno a qualche caudillo o sultano, i propri destini e quelli di una nazione come l’Italia. E’ la politica che deve tornare in campo.


Da Polis, Blog

giovedì 22 ottobre 2009

La razza umana

La bambina chiede alla mamma:Mamma come nacque la razza umana?
La mamma risponde: Dio creò Adamo ed Eva e loro ebbero dei figli. Così nacque la razza umana.
Due giorni dopo, la bambina fece la stessa domanda al papà.
Il padre risponde : Molti secoli fa esistevano le scimmie. Con il passare degli anni si svilupparono e si trasformarono in uomini. E' così che nacque la razza umana.
Molto confusa, la piccolina, si rivolge alla mamma e le chiede:Mamma, come mai tu mi dici che la razza umana fu creata da Dio e papà mi dice che proveniamo dalla scimmia?
Tesoro, le risponde la mamma, io ti ho parlato della mia famiglia e papà della sua.

Opportunismi!


Di questi tempi, a guardare i colori della politica, si rischia di diventare daltonici. Giulio Tremonti, ministro dall'erre moscia dell'economia, irradia colori rossi quando parla della valenza del “posto fisso” per tutti, scatenando le ire (ovvie) della Presidente di Confindustria Marcegaglia e quella della stampa padronale, altrettanto scontate. Ma il premier piccolo, spiazzando ancora una volta il suo governo, la pletora neo-liberista di cui è paladino e tutti i tromboni che suonano le sue lodi, si dichiara in perfetta sintonia con il suo ministro economico ma mai ammissione risulta così falsa anche sotto la spessa patina dell'opportunità.
Una domanda sorge spontanea: ma la flessibilità del lavoro ritenuta l'unico modello competitivo nel tempo del mercato mondiale dove viene messa? E ancora: la globalizzazione è già finita? Forse, in questo tempo di crisi si è capito che la flessibilità non è più un vantaggio ma un handicap, anche se l'idea che la flessibilità sia buona o pessima continua ad influenzare le menti degli economisti e degli analisti. Intanto si continua ad accettare la mobilità dei lavoratori. Oggi ti dicono che sei licenziato e domani sei costretto a raccogliere le tue cose e accettare gli ammortizzatori sociali, se ci sono, o trovarti un nuovo lavoro, come se fosse la cosa più semplice di questo mondo. In Germania il Governo invita a non licenziare e a ridurre l'orario di lavoro salvaguardando il salario attraverso l'aiuto dello Stato mentre, da noi, si risponde solo con delle affermazioni roboanti e demagogiche che non portano da nessuna parte.
Il centrosinistra risponde alla provocazione invitando Tremonti a non fare il demagogo e a mettere in pratica quanto da lui affermato, cominciando a risanare l'enorme esercito dei precari che affollano l'amministrazione statale. Parole sante ma poi...
E' scontato che Tremonti faccia solo della “buona” demagogia ma ciò che inquieta è che una fetta del PD accetti le provocazioni e si metta a discutere senza sapere dove portino simili affermazioni.
L'acqua calda è già stata scoperta e per mandarla a bollore basta accendere il gas. Forse è proprio questo che intendono fare mister B. e mister erre-moscio.
FraTor.

Immagine tratta dal "Fatto Quotidiano" di oggi.

martedì 20 ottobre 2009

Tremonti scopre l'acqua calda




La stabilità del posto di lavoro è «un obiettivo fondamentale», mentre la mobilità «di per sè non è un valore». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo a un convegno sulla partecipazione dei lavoratori all'azionariato delle imprese.
L'inversione di rotta è così drastica rispetto alla filosofia professata da Tremonti e soprattutto da Berlusconi, da sempre schierato a favore della mobilità e della precarietà, che i primi commenti sono stati un po' scettici e un po' sarcastici.
Caustico Guglielmo Epifani nel suo giudizio: «È meglio il posto fisso di quello mobile? Lascerei commentare Confindustria».
Le reazioni sono state così tante, e tutte improntate a meraviglia per la giravolta, che il ministero dell'economia ha voluto in serata rimarcare la "coerenza" del Tremonti-pensiero:«Ha espresso a voce idee scritte negli anni passati», dice una nota, «il primato darwinista del lavoro precario e mobile sul lavoro fisso e stabile è sempre stato contrastato dal prof. Tremonti che oggi ha espresso a voce idee che ha scritto negli anni passati e da ultimo nel volume 'la paura e la speranza».
Forse voleva fare pubblicità al libro e direi che, almeno in questo, ci è riuscito!

lunedì 19 ottobre 2009

Berlusconi su Newsweek


Il settimanale americano Newsweek dedica la copertina del 14 ottobre 2009, al primo ministro italiano, con un titolo emblematico “Dump"(Vattene) Berlusconi.

L'Italia, scrive Christopher Dickey,(l'autore dell'articolo) non può ancora a lungo affidarsi alle cure del suo «capo playboy». Il giornalista ricorda tutte le vicende degli ultimi mesi. «Silvio Berlusconi ha il record di intimidazioni nei confronti dei suoi nemici, riscrive leggi per i suoi interessi e generalmente mischia il pubblico e con la sua vita privata, un atteggiamento che lo pone in un particolare pantheon tutto italiano. Ma siamo nel 2009 e non ai tempi dei Borgia». E sebbene Il Cavaliere «goda ancora dei consensi del 63% della popolazione italiana». Sebbene «l'opposizione di centro sinistra sia allo sbando» e sebbene «vincerebbe probabilmente le elezioni anticipate» non è detto che Berlusconi sia ancora la cosa migliore per l'Italia: «Solo perché egli può stare al potere non significa che egli debba comunque restarci. E' tempo per l'Italia di tirare una riga. Non c'è cospirazione che tenga, per Silvio è tempo di andare. E' solo una questione di buon senso».

«Negli Stati Uniti, ricorda il giornalista, c'è un modo di dire: "Amico non lasciare che i tuoi amici si ubriachino". L'ubriacatura al potere di Berlusconi rischia di costare cara all'Italia, ma anche di danneggiare l'Europa e l'Alleanza atlantica». E ancora. «L'Italia è pressata dai problemi con tante strade piene di pericoli nelle quali navigare, da Wall Street all'Afghanistan». E «il businessman Berlusconi è diventato la quintessenza dell'antipolitica».

«Le politiche di Berlusconi sono fallite in tutti i campi», secondo Newsweek. Il giornale ricorda che all'inizio degli anni '90 l'Italia era uno dei Paesi europei con le migliori performance economiche, mentre ora è uno dei peggiori»... «Sempre incline a buttarla sullo show piuttosto che sulla sostanza, Berlusconi lavora duro per essere sicuro che le buone notizie siano le uniche che gli italiani vedano. E la tragedia è che l'Italia -una nazione di intellettuali brillanti, artisti, uomini pubblici di talento e business leader creativi - potebbe andare molto meglio» di come in effetti va. Diversi nomi, ricorda il giornale, si fanno già per una possibile successione a Berlusconi: Montezemolo, Fini, Tremonti, Frattini, Draghi.

La spallata finale potrebbe arrivare dagli italiani qualunque, secondo Newsweek che conclude citando Umberto Eco. «La risposta - scrive Eco - è semplice. Nel 1931, il regime fascista di Mussolini chiese la fedeltà a 1.200 docenti universitari. Solo 12 rifiutarono e persero il loro lavoro. Questi 12 però salvarono l'onore delle loro università e del nostro paese. Ecco perché dobbiamo dire di no». Ed ecco perché, conclude l'articolo, «l'Italia deve sapere dire di no una volta ancora. E dire a Silvio che è tempo di andare».

mercoledì 7 ottobre 2009

Il Lodo Alfano è Incostituzionale


La Consulta ha bocciato il Lodo per violazione dell’art.138 della Costituzione, vale a dire l’obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come quella usata per sospendere i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato). Il Lodò è stato bocciato anche per violazione dell’art.3 (principio di uguaglianza). L’effetto della decisione della Consulta sarà la riapertura di due processi a carico del premier Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset

L'illegittimità è stata votata da nove giudici su 15, sei i contrari. Nelle ultime ore era circolata l'ipotesi, poi smentita dalla sentenza, di una sorta di "terza via" che avrebbe consentito di salvare in parte la norma, sollevando vizi e suggerendo ritocchi da introdurre. Soluzione, quest’ultima, che avrebbe mitigato le forti reazioni al verdetto e che proprio per questo rappresenterebbe un accettabile compromesso per chi ha ruoli istituzionali. Il clima nei palazzi della politica è infuocato. Lo dimostrano le parole di questa mattina pronunciate da Umberto Bossi: se la Consulta bocciasse il Lodo Alfano, aveva avvertito il ministro leghista prima del pranzo con il presidente della Camera Gianfranco Fini, «noi entreremmo in funzione trascinando il popolo. E il popolo ce lo abbiamo, sono i vecchi Galli». Uscendo dallo studio di Fini il leader della Lega aveva rincarato la dose: se il lodo sarà bocciato, le elezioni regionali si trasformerebbero in un referendum a favore o contro Silvio Berlusconi. «Il popolo si esprimerebbe su Berlusconi e Silvio vincerà, grazie anche a alleati come noi».

E adesso la parola (si fa per dire) a Minzolini.

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