sabato 25 marzo 2006

I Racconti di Petrus: EMPATIA


PREFAZIONE

Potrebbe sembrare un artificio, un usurato luogo letterario, ma queste pagine sgorgano dinamiche dall'incapacità di tacere lo sgomento che mi colse. Sono un avvocato, di quelli giovani. di quelli fiduciosi nelle istituzioni.
Ma talvolta il giudizio è sommario, infallibile specchio della precarietà che rende claudicanti. Potevo proseguire indifferente a coltivare la mia tranquilla vita, un antico palazzo in centro, un podere rimodernato nella campagna umbra. Mario e Nadia trotterellavano felici, mi venne a cercare Trento.
Già il suo nome suonava diverso, fino a sfiorare le corde dell'ambiguità, iniziai a capire. Non mi sarebbe consentito, molteplici fattori potrebbero impedirmi di rendere pubblici i nostri dialoghi e le sue lettere, ma devo lasciare una testimonianza, nessuno avrà stima in me, la deontologia è un mero, obsoleto apparato teorico, devo. Riporto, nelle pagine seguenti, le sue confessioni (tralasciando i miei interventi e le lettere che avrei dovuto spedire, ma sono sprovviste del destinatario, tranne la missiva che apre questa testimonianza, indirizzata agli "amici", ed un' altra scarabocchiata su una pagina strappata da un libro di Dino Buzzati e destinata a Malo; ovviamente prive di recapito. Vi lascio qui.
P.S. Le lettere emergono dal contesto perchè virgolettate.
Anch'io rimasi stupefatto dalla sua cultura e dalla sua lucida follia.


TESTIMONIANZA
"C'era una campana nascosta da dedali rami, ma i suoi rintocchi erano ben vividi, ancora li sento addosso, come il torpore svellato all'improvviso, ne ricordo anche l'odore, il caffè bruciato dell'alba, l'epoca notturna delle tele trasognate, non c'è posto per le emozioni. Il fascino di quelle campane lottava fragorosamente contro il vigliacco moto delle mie intenzioni, avrei voluto scappare da quell'ennesima porzione di quotidianità, ma la campana è ancora qui, in QUESTA TESTA MALATA, senza effigie, di nessun padrone, soprattutto NON MIA. Nel sogno la fuga, perdonatemi, ma non bastava più."
Qui tutti cercano ostinati di provvedere a se stessi, io non me ne sono mai curato, i rari tentativi di rispettarmi erano goffe improwísazioni, ricercavo interessi che mi rendessero interessante, un lavoro, non lo facevo per me, volevo solo essere amato, ma non amavo me stesso, a che serviva allora. Mi contorcevo nel letto, mi alzavo di scatto, ho tanto sonno, anche adesso che dovrei darti una disamina lucida, lo so mi guardi compassionevole, è l'unico sentimento che sia mai riuscito a muovere, iniziai ad approfittarne, ancora vagavo, ma questa volta tra i portici lontano dalla campana, c'è il suono lì fuori, il rumore che mi dissero di cercare dentro, eppure leggevo, ma solo la città riuscì in un tale stordimento, di vuoto, di tasche che donano spiccioli, cambiai strategia. Cercavo donne sole e vecchi, di quei vecchi rimbecilliti che si ostinano a campare, li affrontavo insistendo per mille lire, sbucavo all'improvviso, ritorcevo il mio corpo addosso al loro, li impaurivo con lo sguardo e la voce deformata, imparai il linguaggio della strada. Coni' è ? Osceno, squallido, infarcito di urla e forme sincopate, indossavo una maschera per acquisire maggiore padronanza, un nuovo nascondiglio, in fondo la gente vuole solo FUGGIRE ! Mi inseguono, sono arrivati fino al tuo studio, come chi? Sono loro, gli spettri, come fai a non sentirli? Sono abnormi nei loro volti convessi, il loro stridore rinnova la cecità, ti rifugi negandoti alle loro facce cattive, ma ormai sei anche tu nelle loro mire, bisbigliano, bisbigliano sempre. " Tutto quello che fu tra noi adesso non conta, intanto continuano a ripulire le strade da tutti gli immigrati e i tossici, a me non danno fastidio, anzi il saperli sempre lì mi rassicura, non mi sento mai solo, da quando sei andata via ho pianto, mi sono spezzato uscendo dalla cornice( ricordi la Pittalo? ), ma non ho scoperto la verità. Il vero è sempre annebbiato dalle percezioni umane, continue metamorfosi, e intanto sotto casa continuano a spacciare."
Volete che mi perdonino? Non invoco la loro clemenza, evitare il carcere? Vent'anni, trenta? Sono abituato alla prigionia, quando mi trasferii in città affittai con i suoi soldi un attico, spropositamente affacciato sul boulevard meglio tenuto, e più ipocrita: cinquecento metri e un'enorme cerniera stretta da un filatterio di cemento inorridisce al sole, gli escrementi giocano con i bambini, comunque la mobilia del mio appartamento era di legno pregiato e breitschwanz florido ornava i miei ospiti vanesi. La mia casa era ipocrita come il modo di provvedere a me stesso. Era la mia prigione eccelsa, adesso il salto è l'opacità delle pareti e il russare di Saka, i libri condividono le mie passioni: adulare me stesso, mistificare l'ignoto ascetico. Queste nuove sbarre ridimensionano solo il lato estetico.
A proposito, tua moglie ti ama? Male, si divertirà a soffocarti, riuscirà a sopravvivere alla polvere e al dolore sostituendo tua madre nelle linee perniciose del possesso, il silenzio, soffocherà la rivolta, in fieri potresti essere libero ma gli anni ti porteranno la solitudine, mai solo come Ebe. Non mi interrompere, non ti interessa? Della giustizia ne parleremo un altro giorno, seguimi, i soldi li avrai ugualmente. "Ho il sospetto che tutto passi. Anche l'ardore di questi giorni, sono inverosimilmente felice, ho ricominciato a lavorare a quel romanzo che intrapresi per anestetizzare il diavolo, purtroppo non sono il Maestro e nemmeno un suo adepto fedele, la mia incostanza è comunque vitalità, spero che la noia tardi ad arrivare, non mi sento di questa gente, sono così ostili, freddi, mi manca il sud, ricordi il nostro primo viaggio? L'arsura abbacinante era "memore dei percorsi umani", ci tuffammo in quella enorme fontana a forma di stella, credevamo di non far niente di male, ma accorsero subito vigili e una volante della polizia e ti ricordi i numeri della multa? Pensandoci mi rituffo in una vergogna avvilente, ma si strinsero attorno a noi aiutandoci a rivestirci, tanti omini che si interessarono a me. Le loro misere case vibrano di grazia e livore, non vogliono cedere, mentre qui tutti si sono arresi, il solo scopo è accumulare."
"Amare vuol dire morire. Addio"
" Ho incontrato il maestro, il demone ci tenta, sarebbe meglio ripresentarsi all'obitorio, qualcuno potrebbe assomigliarci. '
"E' questa la tua filantropia, ridermi addosso? Maddalena si è sposata, cosa avrei dovuto fare? Le ho regalato il vestito, lo rifarei, ma tu mi sputi i tuoi principi, contrassi il debito dell'aiuto, ti credevo un amico, quanto meno un essere tollerante, non accetto più la tua presenza e la tua querula voce, prendi quello che ti serve e sparisci per sempre. Seguirò il Maestro con maggiore abnegazione, ho creduto in te, Malo.
Ogni tanto mi accarezzava, ma era un gretto pretesto per criticarmi:-Tutto questo grasso oltraggia la tua età-,-Quando imparerai a prendere cura di stesso.- Anche tua moglie farà così, inizialmente sarà docile preda, poi pian piano invaderà il tuo spazio, tutto sarà condiviso, quello che desideravi? Tutto sarà condiviso, ma giostrato dalle sue abili movenze, non avrai non avrai. Comprai un tostapane, credevo che oltre la tostatura ci fosse un po' di refrigerio almeno per il prosciutto che poi scivola in bocca, sopravvissero solo le briciole carbonizzate e nel tempo avrebbero cambiato stagione, qui è tutto asettico, vorrei piangere, ma sono un assassino e tutti penserebbero che voglia elemosinare pietà.
Ho letto le tue ultime elegie, SPARATI. Sui fiori che gelavano si pose il mio orgoglio, sei caduta in basso, per chi hai sacrificato la tua vis polemica`?" Come se tutto fosse immobile, quel giorno, uno dei tanti, la notte nemica del sonno. Non ho più remore. Ecco tutto. Tutto d'un fiato. Il 6 ottobre, notte primaverile, fredda per le ferite del corpo e per la devastazione del campo un tempo fertile. In principio era con lei, un'amica, credo Rosa.. poi, dopo aver costeggiato la Pinacoteca, rimase sola ad attraversare il mercato vecchio. Guardare, guardare. troppe volte le ho consigliato di guardarsi intorno, mi avvicinai, 1' amore non conosceva argini, "Ancora tu", ancora tu mi disse, sono forse un cane, il volto emaciato, non chiedo avanzi alla tua oltraggiosa mensa, vorrei solo parlarti. VATTENE VATTENE. Non doveva trattarmi così, si cela alla luce la periferia, avevo bisogno di lei. "Ernesto è tuo padre, l'argomento è chiuso." Cosa vuoi mi importasse di Ernesto, ma lei puntualizzò che Ernesto la risollevava dal dolore, cosa che a me non riusciva, Ernesto aveva una posizione, era stimato.
Io sono un randagio. Piangevo, tremavo e lei mi sputò addosso la sua indifferenza. E ora vola, vola inerte come le giacenze di un magazzino. "Come la convincesti a farti entrare?" (scusate l'intromissione, ma mi è sembrato necessario rendere nota almeno questa domanda per agevolarvi)
( La sua risposta ) La strada era buia. fin troppo assolata di rabbia, però, la rassegnazione grazia il tenente che altrimenti sarebbe stato sgozzato, tu mi vuoi bene? Almeno tu, ti chiedo aiuto, uccidimi, ho fallito, anche nel delitto, avrei dovuto impiegato più colpi, i suoi occhi lentamente soffocare, l'agonia lenta avrebbe tracciato il solco tra lei e il mondo, CRUDELE, invece in un solo colpo è morta. Sparare alla testa! La cosa più idiota che abbia fatto dopo gli esami di maturità, portai greco e storia, mi spaccai in due intromettendomi nel loro meccanismo rituale e poi tutto si esaurì in dieci minuti di banalità, anche la morte è banale, credevo rappresentasse l'acme della gravità e invece è un rapido buco istituzionalizzato, il decorrere tra stato e non stato. Il nulla.
"Canta la sirena,
l'espiazione del male la porto dentro,
un volto mi condannò".
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