mercoledì 19 agosto 2009

Ma serviva proprio una Margherita?

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.

Sarà un giorno lieto per la nostra democrazia quello in cui la famiglia Agnelli pagherà allo Stato ciò che gli deve per il patrimonio custodito all’estero nei paradisi fiscali. La slealtà contributiva praticata da protagonisti così eminenti del nostro capitalismo, infatti, fornisce un esempio deteriore; danneggia l’economia di un paese come l’Italia che tanto ha dato agli Agnelli; legittima milioni di piccoli evasori nel considerare aggirabile il dovere della pubblica contribuzione.Dunque complimenti all’Agenzia delle Entrate che ha avviato la sua indagine su circa un miliardo di euro detenuti a quanto pare in Svizzera, senza essere registrati a bilancio, sulla base di circostanze contenute nella denuncia di Margherita Agnelli: i più fedeli lettori di “Vanity Fair” ricorderanno che la figlia dell’Avvocato presentò su questo giornale le sue rimostranze, ben prima di adire a vie legali.I complimenti saranno estesi al governo quando indagini dello stesso tipo verranno intraprese sulle disponibilità occultate all’estero di tutte le altre grandi famiglie del capitalismo italiano, non importa di quale colore politico o ramo d’attività, compresa possibilmente la famiglia che presiede il governo stesso.Perché altrimenti dovremo sospettare che gli Agnelli siano stati presi a bersaglio solo per una azione dimostrativa isolata, il che non sarebbe giusto.Lascia perplessi, inoltre, che per disporre l’azione risarcitoria su questo grande patrimonio nascosto all’estero, lo Stato italiano abbia dovuto aspettare la controversia processuale tra Margherita e i curatori testamentari di suo padre Giovanni Agnelli. Dovrebbe essere risaputo che se non tutte, quasi tutte le famiglie dell’industria, della finanza, della grande distribuzione, del petrolio, dell’immobiliare, della sanità privata eccetera, detengono tesoretti illegali all’estero, costituiti in base a tre ragionamenti:1) L’Italia non si sa mai come vada a finire, meglio tenersi una riserva di sicurezza fuori dai confini.2) Per la contabilità occulta (pagamenti in nero, tangenti, regali lussuosi per se stessi o magari un’amica segreta) meglio avere un conto cifrato alla larga da sguardi indiscreti.3) Altrimenti dove li metti i guadagni non dichiarati, se vuoi risparmiare almeno una parte dei pagamenti fiscali?Spero dunque che l’azione per riottenere dagli Agnelli le somme importanti che hanno evaso, non resti isolata. Ci sarebbe l’esempio americano da seguire: il governo degli Stati Uniti ha minacciato di arrestare i banchieri della Ubs svizzera in transito sul suo territorio, se finalmente l’istituto di Zurigo non gli avesse comunicato la lista di centomila clienti Usa detentori di grandi patrimoni all’estero, e dunque sospetti di evasione. La lealtà fiscale deve prevalere sul segreto bancario.Ministro Tremonti, non avremmo pure noi qualche richiesta da avanzare a Lugano, Ginevra, Zurigo? Per muoverci, dobbiamo per forza aspettare la prossima Margherita Agnelli?So bene che è un’illusione quella di fermare il flusso di denaro alle frontiere. E in prospettiva anche un danno all’economia. Ma l’indecenza dell’evasione fiscale per l’Italia è un danno ancora maggiore. Speriamo dunque che l’Agenzia delle Entrate faccia sul serio.So altrettanto bene che sotto gli ombrelloni di ferragosto si discuteva più volentieri se Margherita Agnelli abbia fatto bene o male a mettersi contro la madre e tre dei suoi otto figli, invece di limitarsi a prendersela con la memoria del padre-patriarca artefice di un’eredità in stile monarchico. Ma non vi sembrerebbe più importante discutere se le tasse siano o no da pagare?

lunedì 10 agosto 2009

Una domenica in agri...turismo

Si tratta della Tenuta Capaccio, alle prime falde del sub appennino dauno, contesa da due paesi, Deliceto e Bovino, un tempo autentica masseria che dominava una sterminata pianura di grano e ora diventata, in quest'epoca di trasformazione, agriturismo che, giorno dopo giorno, diventa più grande, più bello, rendendo la sosta un piacere per gli occhi e per lo stomaco.

domenica 9 agosto 2009

Sgarbi o la paura delle masse.

Sgarbi ha raccontato al Giornale che una volta doveva andare a ritirare un premio a Ponza. Quelli che vanno a Ponza, in linea di massima, prendono l’aliscafo. Ma può Sgarbi prendere un aliscafo come tutti? Giammai. Chiese ed ottenne un lussuoso motoscafo. Come disse una volta perfino Naomi Campbell: “I don’t fly commercial”. Problema al ritorno. Motoscafo lussuoso non disponibile. Che fare? Aliscafo? Mai! Piuttosto un gommone nonostante il mare grosso. Racconta: “Sono arrivato a Napoli tutto bagnato e pieno di botte”. Ma felice.
(CSF)

giovedì 6 agosto 2009

I colori dell'estate


Una margherita capricciosa
trattiene l'estate
i petali fioriti
di un'antica corona.

mercoledì 5 agosto 2009

Quando si dice il tempismo.


Giusva Valerio Fioravanti lo hanno liberato, definitivamente, il giorno del ventinovesimo anniversario della Strage di Bologna. Il terrorista fascista che con la sua compagna, Francesca Mambro ha compiuto materialmente questa strage è libero, nonostante gli avessero assegnato l’ergastolo, per sempre. Che tempismo liberarlo il giorno dell'anniversario della strage!!!. Non che cambiasse nulla se lo avessero liberato due giorni dopo, o due prima. Ma lo stesso giorno! Esiste anche una legge che non sta scritta, quella del buon senso e del rispetto per chi in quella stazione ha regalato la propria vita alla follia altrui. Eugenio Scalari, in un’intervista alla radio, ha detto che non stiamo vivendo un nuovo fascismo, quello non torna più. Stiamo vivendo una "democrazia autoritaria". Questa è una frase che sta attraversando con il suo losco significato il mondo, giungendo fino in Venezuela, dove il dittatore rosso (si è dipinto lui così?!?) Ugo Chavez pochi giorni fa ha chiuso tutte le radio che si oppongono al suo regime, fatto di prepotenze, sangue e sotto l’egida di un finto modello cubano.E in Italia abbiamo un campione di questa "democrazia autoritaria" ed è un uomo talmente geniale che si fa intercettare a villa Certosa mentre va con delle mignotte e si vanta di non usare il preservativo.
Complimenti cavaliere, la sanità e la scuola italiana le sono grati per questo "stupendo" esempio che lei da ai giovani.

martedì 4 agosto 2009

L’italiano dimenticato

Premessa: questo che segue è un commento di un italo-americano trovato su Flickr dov’era postata una foto che ritraeva la scena del rinvenimento in mare di un corpo senza vita. Non c’è nessun intento, da parte mia, di dileggiare l’improvvisato scrittore ma solo di esplicitare un esempio di come la nostra lingua subisca trasformazioni lessicali quando non viene abitualmente parlata e si interseca con altre lingue, scaturendo una nuova morfologia a volte simpatica a volte stridente ma pur sempre vera.

Riprese foto sul luogo del corpo trovato galleggiante nel mare al largo Granada Martedì mattina mi ha ricordato di un altro tempo ho visto un cadavere in un posto inaspettato.Ero un camionista per un magazzino di liquori e allora avremmo routine uscire con 40 fermate per un giorno liquore negozi, ristoranti, tutti gli stabilimenti che hanno una licenza di vendere liquori. Sono stato incoraggiato a quelle fermate off veloce come ho potuto con il fatto che la società mi avrebbe pagato per un intero giorno di 10 ore, anche se ho finito il mio lavoro in meno di quelle 10 ore.Ero giovane e pieno di energia e potrebbe finire il mio turno di solito in circa 6 a 7 ore se non si è verificato a rallentare impreviste mi giù.Questo particolare giorno il corpo di un uomo morto nella sua fine 20's / early 30's bloccato l'accesso al negozio di liquori Falcon a Broadway e Falcon. I poliziotti erano in attesa per il coroner di arrivare.Shit! Quanto tempo è che andare a prendere Mi chiedevo alza le spalle a tutto l'intorno. Ogni volta che viene qui mi è stato detto. Ho guardato verso il basso sul corpo che stava andando a tenermi di godere quelle preziose poche ore di luce solare al di fuori del lavoro che ho lusted per molto tempo fa in questi giorni. Una sorta di strano spumeggiante saliva era fuoriuscito dalla sua bocca e riposato il mento del ragazzo morto. Si è di colore verdastro. Probabile overdose I figurato, anche se in realtà la mia esperienza di medico è stata limitata a ciò che erano stati trattati maladies sulla notte di Giovedi episodio di ER."Credo che non c'è abbastanza spazio intorno alla sua testa che io la mia mano può ruote camion all'interno del negozio," ho detto al poliziotto pendente contro il muro accanto al corpo. Egli ha dato con un altro spallucce di spalle che ho preso come acquiescenza e proceduto a mio carico ruota intorno alla testa del ragazzo morto, non toccare un solo capello in che quantità molto limitata di spazio, e come che ero di nuovo sulla strada della corsa orologio per quelli extra matura ore.Sono stato una persona diversa allora, ovviamente. Ma, mi fanno la stessa cosa, ora che ho fatto quel giorno? Mi piace pensare anni mi hanno cambiato. Mi ha maturato. Ora ho probabilmente afferrare un pisolino in cabina del mio camion e sosta per la società quanto più gli straordinari come ho potuto.

domenica 2 agosto 2009

2 Agosto 1980

Questa è una sto­ria che ho incrociato sulle pagine della posta del Manifesto in edicola oggi.
La storia ha tre protagonisti si chiamano Carlo, Anna Maria e Luca. I primi due sono una giovane coppia di sposi e il terzo è il loro bambino. Sono una famiglia norma­le, come ce ne sono tante in Brian­za, che ad agosto, come ogni anno, va al mare. Carlo, Anna Maria e Luca salutano ì genitori dì lei, picco­li imprenditori locali, e partono con la loro macchina verso il luogo delle vacanze. Il caldo, le code, i casel­li ...Storie quotidiane che si ripetono ogni estate. All'improvviso in auto­strada la macchina si rompe. Non si può più proseguire. Carlo e Anna Maria decidono di tornare a casa, ma Luca insiste e alla fine scelgono di andarci in treno al mare. La matti­na del 2 agosto 1980 alle ore 10.25 sono nella stazione di Bologna. Oggi i loro nomi sono scritti nella lapide di marmo che si trova nella sala d'aspetto di seconda classe.
La storia non finisce qui, la storia aggiunge a quelle vittime altri nomi Il papà di Anna Maria muore, subi­to dopo quell'ora pietrificata, di cre­pacuore. La mamma, la nonna di Luca, entra in monastero. Eppure questa storia non è solo una storia triste, una delle tante storie d'impu­nità della terra, è anche una picco­la grande storia di resistenza. Ogni anno, anche quest'anno, sul quoti­diano locale tutti i comaschi posso­no leggere un breve necrologio che ricorda i loro nomi. Ogni anno, la mamma di Anna Maria, paga, a sue spese, dal monastero, quel pic­colo riquadro di memoria che ricor­da a tutti i lettori de la Provincia, Carlo, Anna Maria e Luca.
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