lunedì 19 ottobre 2009

Berlusconi su Newsweek


Il settimanale americano Newsweek dedica la copertina del 14 ottobre 2009, al primo ministro italiano, con un titolo emblematico “Dump"(Vattene) Berlusconi.

L'Italia, scrive Christopher Dickey,(l'autore dell'articolo) non può ancora a lungo affidarsi alle cure del suo «capo playboy». Il giornalista ricorda tutte le vicende degli ultimi mesi. «Silvio Berlusconi ha il record di intimidazioni nei confronti dei suoi nemici, riscrive leggi per i suoi interessi e generalmente mischia il pubblico e con la sua vita privata, un atteggiamento che lo pone in un particolare pantheon tutto italiano. Ma siamo nel 2009 e non ai tempi dei Borgia». E sebbene Il Cavaliere «goda ancora dei consensi del 63% della popolazione italiana». Sebbene «l'opposizione di centro sinistra sia allo sbando» e sebbene «vincerebbe probabilmente le elezioni anticipate» non è detto che Berlusconi sia ancora la cosa migliore per l'Italia: «Solo perché egli può stare al potere non significa che egli debba comunque restarci. E' tempo per l'Italia di tirare una riga. Non c'è cospirazione che tenga, per Silvio è tempo di andare. E' solo una questione di buon senso».

«Negli Stati Uniti, ricorda il giornalista, c'è un modo di dire: "Amico non lasciare che i tuoi amici si ubriachino". L'ubriacatura al potere di Berlusconi rischia di costare cara all'Italia, ma anche di danneggiare l'Europa e l'Alleanza atlantica». E ancora. «L'Italia è pressata dai problemi con tante strade piene di pericoli nelle quali navigare, da Wall Street all'Afghanistan». E «il businessman Berlusconi è diventato la quintessenza dell'antipolitica».

«Le politiche di Berlusconi sono fallite in tutti i campi», secondo Newsweek. Il giornale ricorda che all'inizio degli anni '90 l'Italia era uno dei Paesi europei con le migliori performance economiche, mentre ora è uno dei peggiori»... «Sempre incline a buttarla sullo show piuttosto che sulla sostanza, Berlusconi lavora duro per essere sicuro che le buone notizie siano le uniche che gli italiani vedano. E la tragedia è che l'Italia -una nazione di intellettuali brillanti, artisti, uomini pubblici di talento e business leader creativi - potebbe andare molto meglio» di come in effetti va. Diversi nomi, ricorda il giornale, si fanno già per una possibile successione a Berlusconi: Montezemolo, Fini, Tremonti, Frattini, Draghi.

La spallata finale potrebbe arrivare dagli italiani qualunque, secondo Newsweek che conclude citando Umberto Eco. «La risposta - scrive Eco - è semplice. Nel 1931, il regime fascista di Mussolini chiese la fedeltà a 1.200 docenti universitari. Solo 12 rifiutarono e persero il loro lavoro. Questi 12 però salvarono l'onore delle loro università e del nostro paese. Ecco perché dobbiamo dire di no». Ed ecco perché, conclude l'articolo, «l'Italia deve sapere dire di no una volta ancora. E dire a Silvio che è tempo di andare».

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