mercoledì 16 settembre 2009

Scuola: del doman non v'è certezza.

Il nuovo anno scolastico è partito in quasi tutte le regioni d'Italia e la disinformazione regna ancora sovrana, anzi gelminiana.
Dopo aver tagliato senza ritegno su fondi e personale, passati per riforme, la minestra riscaldata di Brescia ha la faccia tosta di dichiarare che grazie a lei le scuole a tempo pieno, anziché diminuire, aumentano: proprio lei, ecco la faccia tostata al grill, che sta studiando il modo di innescare una miccia e farla saltare in tre anni. Adesso si è limitata a far saltare la compresenza che era il nocciolo del tempo pieno, che ora non esiste più e al suo posto è ritornato il dopo scuola, autentica area di parcheggio per i nostri figli e nipoti i quali vengono considerati un poco più di pacchi postali non recapitabili. Ergo: c'è da andare fieri di questo?
Andiamo a vedere che cos'era, fino a ieri, la compresenza. Non erano che poche ore alla settimana, in cui su un'unica classe c'erano due docenti contemporaneamente e ciò, in primis, permetteva il recupero di alunni in difficoltà, di organizzare uscite didattiche, di mettere una pezza ad emergenze e disagi, di aiutare i bambini di lingua straniera, di aiutare i cosidetti bambini “difficili”, cioè con problemi sociali (un genitore in carcere, ad esempio).
In più, bisogna dirla tutta, la compresenza in questi anni è anche servita per “coprire” le assenze dei docenti in malattia, evitando la nomina da parte dei presidi di diverse sequele di supplenti, con relativo risparmio.
E ora la compresenza sparisce dai file ministeriali ma ne restano alcuni sottofile che in tre anni verranno eliminati anche loro, a meno che questo governo e questa ministra decadano.
Frator.

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