domenica 12 ottobre 2008

160 parole per una città.




Torino

Il ragazzo si rifugiava sul balcone. Oltre prati sperduti fra case troppo nuove, sorgevano fumaioli da capannoni tristi di fuliggine; e tranvai passavano al fondo della via, con nella curva uno stridere di ruota e di rotaia…al sentirsi in quella città fra tutta quella gente che camminava sempre in fretta, cominciava a vedere lo sgranarsi delle sue giornate come un qualcosa che fosse da lui staccato, diverso; come quando si guardava in uno specchio e a quel volto diceva sono io. E tanto tempo dopo, una grande città operaia che si è dilatata attorno ai palazzi di un’ancien regime e si protende verso quella che vorrà essere una vita nuova. Ma il ragazzo di un tempo ha vissuto la sua vita; ormai è vecchio, ancora per poco ripercorre le vie e le strade che gli paiono sempre diverse e sempre uguali. Una città estranea e materna che si abbandona con sollievo e si ritrova con gioia.


Frator

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