sabato 7 febbraio 2009

Il Timoniere napoletano.



“Sono io il timoniere di questa nave!” gridò il vecchio napoletano.
“Tu? Un bolscevico al comando di una nave democratica?” replicò un omuncolo incravattato dall’accento longobardo, passandosi una mano tra i rilucenti capelli bitumati.
Nella notte senza luna, dove una giovane donna tentava di passare ad un’altra vita ben più luminosa di quella fin qui trascorsa, era rimasto al timone mentre il mare tempestoso sbatteva la nave in tutte le direzioni. E, adesso, era venuto quel nanetto che voleva condurre lui la nave, arenarla chissà dove. Ma il timoniere non cedeva facilmente e, così, il longobardo gli puntò un’asta appuntita, che in gergo si chiamava decreto, contro il petto. Il colpo fu così devastante che il vecchio cadde a terra ma ebbe ancora la forza di aggrapparsi ai raggi del timone.
Ma il longobardo riuscì comunque a prendere il comando della nave puntando la prua in direzione delle sponde di un piccolo Stato che batteva bandiera gialla con la tiara al centro.
Riordinate, seppur con lentezza, le idee, il timoniere corse al boccaporto che dava alla sala dell’equipaggio e gridò: “Presto, marinai, compagni, venite presto! Un pirata mi ha strappato dalle mani il timone della nave e ora la porta nella terra delle repressioni!
Quelle figure umane barcollanti dalla fatica del vivere salirono lentamente fino a raggiungere la tolda, da tutti chiamata Quirinale, dove li aspettava il napoletano.
“Non sono forse io il timoniere di questa sgangherata nave?”, disse a voce alta affinché tutti potessero ascoltare le sue parole.
Loro annuirono ma avevano occhi solo per il longobardo, attorno al quale si sistemarono in semicerchio e quando lui disse ruvidamente.”Mi consentano lor signori” essi si sparpagliarono. Passarono accanto al timoniere ad occhi bassi, allargando le braccia in segno di resa.
“Che gente è mai questa?” disse tra se il vecchio condottiere. “Chissà se pensano o se invece si limitano soltanto a strascicare i piedi sulla terra!”

I fatti narrati sono frutto della… realtà.
Frator

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