giovedì 18 giugno 2009

Il Referendum questo sconosciuto


Un italiano su due ignora che si tratta di un referendum e un numero altissimo non ne conosce i contenuti. E va bene che in 30 località ci sono i ballottaggi, ma l’estate è scoppiata. E riuscire a portare alle urne il 50 per cento dei votanti e raggiungere il fatidico quorum appare un’ardua impresa.

I quesiti
Sono tre, su schede di colore diverso. La legge attuale, proporzionale, prevede un premio di maggioranza da attribuire (su base nazionale alla Camera, regionale al Senato) o alla «singola lista» vincente o alla «coalizione di liste». Il primi due quesiti propongono di eliminare la seconda possibilità. Chiedono infatti di cancellare il collegamento fra liste alla Camera (scheda viola) e al Senato (scheda beige chiaro) e il premio alla coalizione. Il terzo (scheda verde) chiede invece di abrogare le candidature plurime, cioè la possibilità, per la stessa persona, di candidarsi in più circoscrizioni.

Cosa cambia
Se passasse il sì alle prime due domande, il premio di maggioranza verrebbe attribuito alla singola lista vincente. E verrebbero innalzate le soglie di sbarramento, al 4% alla Camera, all’8% al Senato. Il sì alla terza domanda cancellerebbe invece i «ripescaggi», che permettono all’eletto in più circoscrizioni di decidere il destino degli altri, stabilendo dove ritirarsi. La «porcata» resterebbe però intatta: le liste rimarrebbero «bloccate» e scelte dall’alto.

Che fare
Affidarsi al buon senso e alla propria personale sensibilità politica è l’unica ricetta che mi sento di consigliare. Votare o meno è quanto mai relativo perché, comunque vadano le cose, cioè che vinca il si, il no o l’astensione i politici continueranno a fare, indisturbati, il proprio lavoro.

EffeTi.

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